L’haiku
(俳句) è un tipo di poesia giapponese dallo
schema metrico 5-7-5 per un totale di 17 sillabe, suddivise in 3 versi. E’ il
più breve componimento poetico, il quale include sempre una parola che richiami
ad una stagione detta kigo (季語). In questi tre versi le proprie
emozioni s’intrecciano con ciò che suggerisce la stagione, in altre parole la
poesia tratta il tema della natura associato ai sentimenti.
L’haijin
(俳人 colui che compone haiku) coglie
quell’istante consapevole che non si ripeterà più, ma ne cattura i dettagli
rielaborando a suo modo quel preciso momento. L’haiku è così breve ma intenso,
permette al lettore di entrare nel mondo intimistico dell’haijin ed
interpretarlo come meglio crede.
L’haiku
è stato reso celebre dal monaco errante Matsuo Basho, durante il Periodo Edo
(periodo feudale, 1604-1868), ma che tuttavia ha origine più antiche: la tanka (短歌poesia breve) o
waka (和歌 la poesia
giapponese per eccellenza), di cui lo schema metrico è 5-7-5-7-7 composto da 31
sillabe in 5 versi, l'haiku discende infatti dalla prima parte di questo
componimento.
Senryu (川柳)
in cui si impersonificano animali, cose inanimate ed elementi naturali i quali
agiscono come esseri umani, è solitamente una poesia di tipo
umoristico-ironica.
Cit.
di Antonietta Filippini: “Nelle raccolte più antiche, parlavano della vita
quotidiana dei chōnin di Edo del XVIII secolo, che aspiravano ai piaceri
fuggevoli delle feste, della moda e del mondo che gravitava intorno ai teatri
del Kabuki e alle case di piacere, veri salotti in cui accanto ai mercanti si
incontravano attori, letterati, artisti, editori ed anche samurai, magari in
incognito.
Insieme
si discuteva di poesia e si leggevano i testi, fatto del tutto impensabile nei
secoli precedenti.
Il
mondo dei Senryū era concreto, impregnato di realismo, rigorosamente laico, con
un sano gusto per i piaceri della vita: amore, sakè e denaro. In particolare il
Senryū:
•
é generalmente anonimo;
•
non contiene il Kigo;
•
può non avere il kireji (trama, rilegatura);
•
si serve di artifici retorici come la metafora, l’analogia, l’iperbole, la
personificazione;
•
è intensamente personale;
•
non dichiara semplicemente un evento che avviene, né giustappone immagini, ma
argomenta, assumendo anche toni filosofici e moraleggianti;
•
il tono oscilla tra la satira e l’ironia, tra il divertimento e il fastidio, ma
a volte è anche triste, malinconico. Insomma, di fronte alle debolezze umane il
riso può diventare amaro;
•
soprattutto, e questo è il suo tratto più distintivo, focalizza l’attenzione
sulla gente, ne ritrae le caratteristiche, la psicologia, le motivazioni, i
comportamenti.”
La
poesia katauta (方歌), spesso dimenticata nella letteratura
giapponese, è la prima metà di una sedōka, di cui lo schema metrico è 5-7-7, è
perciò considerata come “mezza poesia” o poesia incompleta, fu soppiantata con
l’affermarsi dell’haiku e della tanka, considerate più popolari. E’ una poesia
che esprime un sentimento relativo ad un determinato argomento. Questa forma in
voga fino all’VIII secolo, era spesso indirizzata al proprio amante.
Tratto
dal sito www.rossovenexiano.com :
L’
Haikai (俳諧) è un componimento poetico
rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5
sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no
contenere il Kigo o il Piccolo Kigo. Non bisogna confonderlo con l’haiku
pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza,
il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera,
fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai la
connotazione umoristica è decisamente marcata.
L’Haibun
(俳文) è un componimento poetico costituito
da parti in prosa intercalati da haiku o senryu. In genere è il resoconto di un
viaggio. Il testo in prosa è asciutto, essenziale, semplice. Gli haiku che lo
intercalano non sono il riassunto di ciò che è stato scritto in prosa, ma
aggiungono altri significati e lo completano. Famosi gli haibun del poeta
Basho.
L’Haiga
(俳画) è ogni composizione poetica (Haiku,
Senryu, Haikai) abbinata ad una immagine. L’immagine può
essere una fotografia, un disegno, una pittura, un pittogramma, un frattale, un
film, e qualsiasi altro genere di “immagine”.
La
Renga (連歌) col passare del tempo, questa
struttura si frammenta in una serie di battute, raggiungendo i suoi apici
nell’XI e nel XII sec., sino a divenire una sorta di dialogo virtuosistico in
versi tra un poeta che compone la prima strofa, ed il suo interlocutore che
risponde con la seconda. Ad essi si aggiungono via via altri partecipanti,
trasformando il tanka in un kusari-renga, ossia una poesia a catena. Ciascuna
strofa deve richiamare solo quella precedente, creando così un variegato
movimento all’interno della composizione, che poteva raggiungere le oltre cento
strofe, seguendo un meccanismo simile a quello delle scatole cinesi. Già da
questa fase, si può comprendere l’importanza della prima strofa, che finirà poi
per emanciparsi prendendo il nome di hokku (発句). La
composizione della prima strofa, essendo la principale dell’intera
composizione, veniva generalmente affidata al poeta più esperto, sancendone
l’autorità e la bravura.
Inizialmente
destinato solo all’ambiente della corte, il renga divenne così popolare da
diffondersi anche al di fuori, riscuotendo successo ancora una volta: nasce
così il chika-renga, ossia le composizioni redatte da persone non nobili. Da
tempo, per reazione ai rigidi canoni della poesia tradizionale, si era
sviluppata una certa insofferenza per le regole. Nuovi contenuti e nuove forme
si svilupparono, liberandosi, almeno in parte, dalle convenzioni e dai
manierismi, lasciando spazio alla spontaneità: ecco quindi l’haikai-no-renga¸ diffusissimo
nel XVII secolo, in cui lo stile sia abbassa sino a divenire umoristico e
leggero (mushin, “senza cuore”), a volte persino triviale.
Il
Tanka (短歌) è formato da 31 sillabe, distribuite
in 5 versi secondo lo schema 5,7,5,7,7 e costituisce un piccolo poema, e questa
sua brevità gia di per sé costituisce un elemento di bellezza (poiché, secondo
Sei Shonagon, “tutte le cose piccole sono belle”). I primi tre versi del tanka
costituiscono il kami-no-ku (lett. “parte superiore”), e gli ultimi due il
shimo-no-ku (“parte inferiore”). Le due parti devono risultare contrapposte.
L’Haisan
(俳三) E’ un componimento poetico formato da
tre versi. Il termine è composto dall’unione della prima parte della parola
Haiku: HAI e dalla parola SAN che in giapponese vuol dire TRE. Quindi
semplicemente “tre versi”. Sono gli haiku liberi, che non rispettano le
sillabe, che non rispettano il Kigo. E’ un termine migliore di “pseudo-haiku” o
“quasi-haiku” o “haiku impuro” che in qualche modo esprimono un giudizio
negativo, quasi definendo con un risolino l’intenzione del poeta che voleva
scrivere un haiku ma non ci è riuscito. La parola che proponiamo non ha
connotazione negativa. Rispetta la scelta dei poeti che vogliono scrivere haiku
moderni, con sillabe libere e senza
essere vincolati dalla stagione. Ci sembra opportuno dare dignità a questa
forma di poesia che molti poeti occidentali, ma anche giapponesi, hanno scelto
consapevolmente e che con vigore propugnano. Ma ci sembra anche opportuno non
chiamare questi componimenti Haiku.
Il termine Haisan, che proponiamo, ci sembra dignitoso e appropriato, e
rispecchia la volontà degli Haijin che hanno scelto questa via.