Mono
no aware (物の哀れ)
Letteralmente
significa “il sentimento delle cose”, è la piena consapevolezza della caducità
delle cose e il senso di malinconia che si prova per il loro trascorrere. La
natura è eterna, l’uomo è effimero. E’ paragonabile un po’ allo spleen occidentale. Concetto che
appartiene all’epoca Heian (794-1185) e ampiamente presente nel romanzo Genji
Monogatari di Murasaki Shikibu.
Yugen
(幽玄)
E’
il senso di mistero che avvolge le cose, quando avvertiamo qualcosa di oscuro,
insondabile e inspiegabile alla ragione. Un’immagine in penombra, qualcosa di
appena accennato non completamente visibile è tipico dello yugen.
Wabi
e sabi (侘;寂)
E’
la consapevolezza della transitorietà delle cose. Wabi significa sobrietà,
semplicità, frugalità, applicabile sia alle cose naturali e sia alle cose
artificiali. Sabi è la bellezza dell’avanzare dell’età, la patina delle cose,
sono i segni del tempo che ritroviamo sugli oggetti, a differenza di noi
occidentali i giapponesi apprezzano la ruggine su una spada, una ciotola
scheggiata, ecc. Il sentimento suggerito è quello della desolazione, austerità,
bellezza rustica ma raffinata.
Karumi
(軽み)
Nell’estetica
del grande poeta giapponese Matsuo Basho, famoso per aver dato origine alla
tradizione dell’hokku (oggi noto come haiku), è centrale l’idea di karumi,
“leggerezza”. Quella modalità espressiva, cioè, che coglie i momenti poetici
nel tessuto della quotidianità, attraverso parole ed immagini sobrie ed
essenziali, prive di enfasi o di retorica, leggere appunto.
Leggerezza,
però, non vuol dire superficialità, ma capacità di cogliere la bellezza e
l’eterno nelle cose più semplici, più ovvie, più banali. Il poeta riesce così a
distrarre la nostra attenzione dalla vera banalità – il considerarci l’ombelico
dell’universo – e a farci attrarre dall’essenziale: il mostrarsi delle cose
nella loro sorgiva immediatezza, spoglie di tutte le sovrastrutture di significati
che noi vi abbiamo introdotto o affollato intorno. E’ un’altra modalità della
conoscenza, piuttosto rara e difficile perché richiede grande energia,
concentrazione, autoeducazione, disciplina, tensione; più un togliere che un
mettere; oltre che un lungo viaggio – come quello di Basho – attraverso la
vita, i luoghi, la natura (“Ammalatomi in viaggio / il mio sogno corre ancora /
qua e là nei campi spogli“, come recita lo splendido haiku che Basho detta a un
suo allievo poco prima di morire).A noi, però, viene data con un minimo di sforzo l’opportunità di fruire di quelle visioni essenziali, mettendoci all’ascolto. […]
(Articolo sul Karumi tratto dal blog “La Botte di Diogene – blog filosofico” http://mariodomina.wordpress.com/2009/03/21/karumi/)
Esempio
di Karumi in haiku: Nello stagno antico / si tuffa una rana: / eco dell’acqua.
5 commenti:
Cara Elisa
hai fatto un ottimo lavoro ed il blog è stupendo. Attendo la tua risposta e poi ti linko su Memorie di una Geisha. Molto molto bello davvero.
Un abbraccio
Eufemia
Cara Elisa, bellissimo il tuo salotto. Hai saputo creare un'atmosfera delicata e bella!
Un saluto a te, Lucia
Per Eufemia e Lucia:
Grazie care amiche per essere venute a trovarmi!
Ho fatto il possibile, in poco tempo sono riuscita a costruirlo!
Un abbraccio
Cara Elyse,
Fabrizio è davvero una grande persona. L'ho conosciuto anche io partecipando a un suo concorso ;-)
Sono contento tu sia qui!
un abbraccio
Caro Daniele,
hai ragione! A febbraio verrà a presentare un suo libro a Torino e avrò l'occasione di rivederlo.
p.s. Hai letto l'articolo sulla presentazione di Milano e guardato il video? Spero di sì!
un abbraccione
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